"Si riprende la scuola dopo un periodo lungo e turbinoso.
La guerra, la infame guerra scaturita dal nazifascismo, ha lasciato tanto senso di sbandamento in tutti e in specie nei piccoli.
Tanti e lunghi sono stati i mesi di sfollamento vissuti tra i dolori, le privazioni, gli stenti, gli orrori.Rientrati dopo la liberazione, non trovammo che macerie e rovine.
Le case, come gli edifici, bombardate minate o incendiate, non offrivano sicuro rifugio nè per il lavoro, nè per il riposo. Slancio di volontà, esibizione di sacrifici ovunque, ma i locali per accogliere i nostri bimbi sono tuttora la grande aspirazione.
Pochi vani male conciati ci consentono di fare scuola in diversi turni e il nostro turno ha potuto funzionare con due ore e mezzo di lezione.
Ma senza arredamento, senza il necessario, senza il materiale didattico.
Dura ripresa solo confortata dalla speranza d’un domani migliore, solo alimentata dalla certezza che la scuola abbia riacquistato l’indipendenza dovuta al nostro Tempio; che sia finalmente e per sempre divincolata dalla coartazione che, umiliandoci, ci aveva reso automi asserviti all’aborrito regime.
La libertà riconquistata - sia pure a caro prezzo - ci rende forti e capaci di lavorare senza la sedia, senza il tavolino, senza l’inchiostro, senza niente.
La scuola è bella solo perchè non ha più quell’atmosfera greve, difficile a respirarsi, perchè ha ripreso, con la vita spontanea di ognuno, la sua austerità.
Non v’è più l’eco delle canzoni oscene che educavano alle bombe e al pugnale; non più gli inni di guerra.
Oh la guerra sarà ricordata per un pezzo e con terrore da queste creature che hanno ancora le tracce della fame patita e sono ricoperte di cenci - i cenci che le Nazioni Unite recano ancora nelle nostre zone desolate - Poveri piccini, che hanno sorbito nei più bell’anni dell’infanzia un veleno tendente a distruggere le facoltà migliori, a soffocare la delicatezza del sentimento, a uccidere lo spirito.
Ed eccoli luridi nelle loro vestimenta, ma con tanto candore nelle espressioni, fiori che sbocciano alla nuova primavera.Siate voi, piccoli, a restituire potere e prestigio alla nostra Patria sanguinante.
Siate voi, con il lavoro proficuo e con la pace feconda a rimettere in piedi questa cara nostra Italia che criminali assetati d’oro e d’ambizioni hanno ridotto a brandelli.
Bimbi, bimbi del mio cuore voi formerete la società rigenerata e tergerete le infinite lacrime versate. La generazione odierna, tarata, corrotta, inetta attende. Ma superate le nefande conseguenze, voi, con opera sagace con la coscienza salda e con la tempra ridestatasi, propria dell’italo suolo, riprenderete il cammino di Mazzini e di Cavour, dei nostri grandi tutti.
Avrete così, solo così, vendicato i nostri morti immolati all’egoismo pazzesco dei capi, avrete così onorato i nostri Eroi lacerati nelle carni dalla ferocia, non più di belve, ma di uomini. Avrete così ricordato tanti bimbi, come voi ignari, che sono stati strappati, per essere uccisi, alle madri che imprecano e maledicono.
Bimbi, bimbi a me tanto cari non so se augurarvi che la storia sia fedele alla narrazione dei fatti perchè voi sappiate le turpitudini e le infamie di questa lunga tragedia vissuta o se desiderarvi che s’interrompa la concatenazione degli avvenimenti perchè non conosciate mai gli uomini che hanno seminato dolori, che hanno decimato gioventù che, per appagare la più smodata ambizione, hanno distrutto l’Italia.
Oh sì, taccia la storia, purchè vi rimanga candida l’animuccia, salda la volontà, equilibrata l’azione. Volere ed equilibrio l’Italia attende da voi per essere ricostruita, soprattutto moralmente ricostruita".
Frosinone, anno scolastico 1945-1946
di Tullia Basili Marzi
NOTE BIOGRAFICHE
Tullia Basili, nata ad Ariccia l’11 novembre 1888. Insegnante elementare a Torrice e Frosinone già negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, socialista; sposò Domenico Marzi (1876-1959) con il quale condivise gli anni delle lotte operaie e contadine d’inizio secolo e, con l’avvento della dittatura, quelli dell’isolamento e delle persecuzioni fasciste. Dalla loro unione è nato Arnaldo Marzi (1915). Partigiana durante il periodo dell’occupazione, morì a Frosinone il 18 dicembre 1965.