...Origini e Continuità
Esso è un nome o appellativo aggiunto a quello proprio o anagrafico, con cui viene designato un personaggio storico o una persona comune, specialmente per distinguerlo dagli omonimi o, con valore espressivo, scherzoso o anche dispregiativo, per alludere a caratteristiche fisiche o morali, a difetti, ad abitudini, a vicende della vita, a imprese, al luogo di nascita, alla professione e via dicendo. Il soprannome il più delle volte si acquista da qualche accidente, come Rosso, Guercio, Zoppo e simili.
Talora da tali soprannomi o cognomi derivano i cognomi delle famiglie, interi casati. Nell’antichità romana, è un titolo onorifico derivato in particolare da una vittoria militare ( e corrisponde al lat. agnomen ). Ant. e lett./ Cognome di una famiglia o di un casato, di solito derivato dal nome o da un epiteto del capostipite ( anche con riferimento al cognomen degli antichi Romani ).
Per estens: Epiteto collettivo di un popolo/ Es.: Ciociari da ciocie. Ma viene inteso anche come attributo o qualifica di una determinata persona o entità ( Es. Roma, che portò soprannome di eterna, quante volte fu veduta incenerita e sepolta! ). Nell’ onomastica il soprannome sin dalle origini ha avuto una sua funzione dal momento che l’unico appellativo in uso presso le popolazioni di ciascun continente e soltanto in tempi successivi è divenuto parte integrante se non addirittura sostitutiva del nome.
In Ciociarìa, tale forma d’ espressione assume e mantiene un suo preciso ruolo, rinnovandosi e mutandosi di continuo, si adegua alla realtà sociale, nonché a tutti gli aspetti della vita spirituale e materiale della fascia folclorica, laddove ancora cioè v'è l'uso di tradizioni ancestrali ed il modus vivendi della popolazione si rifà a memorie familiari insite in pregressi comportamenti o accadimenti.Bisogna fare riferimento a qualche lustro, se non forse a qualche cinquantennio, ove ancora chiusa si svolgeva la vita contadina in un secolare scandirsi di giorni, mesi, anni… La genesi dei cognomi è di varia origine, i più sono quelli patronimici: “ …molte volte il patronimico indicava non il nome, ma il soprannome col quale era noto il padre o il nonno, ed ecco il nascere di tutta una serie di cognomi che si riferiscono appunto ad un soprannome, nato spesso da qualche caratteristica o da qualche difetto fisico, quali Capocci, Biondi, Gentili ( tutti presenti a Frosinone e in Ciociaria), ma nei cognomi possiamo rilevare anche soprannomi fantasiosi come Fracassi, Trequattrini, Tranquilli.
E’ necessario tener conto di quanto ha affermato G. Rohlfs parlando delle origini dei cognomi: “ Veramente ingente è poi il numero dei cognomi che sono nati da un vecchio nomignolo o soprannome “, sottolineando come il cognome possa avere origine anche da altri motivi, quali, per esempio, formule augurali oppure espressioni dialettali, e conclude: “ Da sette o otto secoli la formazione dei cognomi italiani sembra aver raggiunto uno stato definitivo.
I cognomi si sono cristallizzati nella loro forma ereditaria e ufficiale e il sistema onomastico dei due nomi ( nome e cognome ) nelle mani della burocrazia moderna sembra escludere la possibilità della creazione di cognomi nuovi.
Eppure in molte regioni d’ Italia il cognome tradizionale oggi è tutt’ altro che vivo e popolare.
Invece del cognome ufficiale che figura nei registri comunali e parrocchiali, nuovi nomignoli trasmessi spesso di padre in figlio, si sono venuti formando e tendono oggi ad avere la prevalenza sul cognome, almeno nell’ uso popolaresco e quotidiano “. (1) G.Rohlfs:Studi e ricerche su lingua e dialetti d’Italia,Firenze 1972 – pagg.120-121.
Càpita talora che i soprannomi, in alcune regioni meridionali ( Calabria, Sicilia, Salento ) vengano chiamati ingiurie, ma non sono intesi come nomi ingiuriosi.
Anzi i portatori di tali nomignoli sono fieri dei loro soprannomi anche quando questi non sono né belli né simpatici.
Per cui è molto più agevole rintracciare una persona col suo soprannome piuttosto che col cognome.
In periodo romano esso assurge ad alta dignità nel ruolo di cognomen è diventato cognome, così come viene inteso oggi; in periodo medioevale, per poi scadere o tornare alla sua originaria funzione e connotazione popolare, mantenendo il suo carattere ereditario, teso ad indicare in una persona una qualità o un difetto fisico, una somiglianza, anche se a volte molto labile, somatica o comportamentale con un animale, e, ancor più spesso col mestiere esercitato (A.Manzoni/Promessi Sposi 3(42) “ Fate a mio modo Renzo; andate a Lecco; cercate del dottor Azzeccagarbugli, raccontategli… ma non lo chiamate così, per amor del cielo: è un soprannome. “), normalmente diverso da quello della maggior parte dei membri della comunità, dediti al lavoro dei campi e quindi con un ruolo particolarmente connotativo.
Non sempre è facile rintracciare l’origine dei cognomi così come non sempre è altrettanto facile rintracciare quella dei soprannomi.
Si ritiene inoltre opportuno osservare che mentre il cognome è, nell’ ambito di una famiglia, fisso per tutte le generazioni, codificato dalle leggi scritte della società, nella cultura folclorica, invece, può accadere che il soprannome, pur se ereditario come il cognome, cambi in sèguito ad un fatto o a un episodio curioso o rimarchevole, noto a molti nella piccola comunità, per un aspetto fisico o morale, negativo o positivo, per un modo diverso o stravagante nel vestire o nel curare la propria persona.
In tal caso può succedere che il soprannome ereditato passi in secondo piano o venga completamente annullato dal nuovo. E’ un processo dinamico tuttora vivo e vitale nella tradizione popolare che si trasforma e si rinnova, ma che nella sostanza lascia immutate le sue leggi di comportamento.
Si può allora più facilmente comprendere come il soprannome sia ancor oggi comunemente adoperato nell'’ambito della fascia folclorica e come talvolta, anzi, la superi e trovi nella cultura predominante ampio spazio. Ma è soprattutto nelle culture altre che il soprannome conserva tutta la sua vitalità, la sua forza. Scriveva A.G.Bragaglia (2): “ Allorchè dico, con naturale semplicità, “ sono ciociaro “ qualche fesso mi guarda sbalordito della disinvoltura mia. Per lui è come se un tipo ridicolo dicesse, con indifferenza: “ sono ridicolo “.
L’antica farsa romana da tremila anni ha avviluppato in un clima ridevole il personaggio del Ciociaro che, nella sua realtà, è un muso duro, di carattere aspro, interessato agli affari ( alla robba ).
Ma il nostro dialetto contadinesco, tra romano e napoletano, risulta curioso a Roma, fa “ provinciale “, fa “ burino “. Di qui il riso “. (2) A.G.Bragaglia:Cioce con le ali, in “Ciociaria”,Frosinone,1957,pag. 95. E così esso termine anche nella letteratura ( e, quindi, nella cultura egemonica ) viene ad assumere il ruolo di ignorante, rozzo ed insensibile; anche per il ciociaro è valido l’assioma ciociaro = villano.
E non poche sono le interpretazioni spregiative che gli scrittori come D’Annunzio (3), Carducci (4) e Pasolini (5) hanno affibbiato in questo senso al termine ciociaro. (3)G.D’Annunzio:Prose di romanzi,Milano,1955; (4)G.Carducci:Odi barbare-Rime e ritmi,Milano 1955; (5)P.P.Pasolini:Le ceneri di Gramsci,Milano,1975. Se il ciociaro non è molto ben trattato in letteratura, al contrario o meglio in compenso la ciociara gode di una sorte migliore.
Essa è ricercata come modella dai pittori per la sua avvenenza, la sua grazia, soprattutto a Roma e nel Lazio,e questo determinava una disposizione diversa nei suoi confronti anche da parte dei letterati. Basti per questo citare a mo’ d’esempio, Moravia e la sua “ Ciociara “.
I criteri per una classificazione dei soprannomi possono essere diversi e variare secondo l’ottica con cui vengono esaminati. Filologi, linguisti e dialettologi soprattutto hanno rivolto i loro interessi allo studio dei soprannomi.
Si è mostrato minor interesse invece da parte dei demologi, per cui risulta ancor più difficile indicare un criterio di classificazione uniforme.
Per cui non è possibile seguire lo stesso percorso del filologo che si preoccupa maggiormente della genesi del termine dal punto di vista letterario che della funzione assunta nella società in cui vive.
E questa è la maggiore difficoltà che s’incontra nella ricerca sul campo, specialmente per i soprannomi, quella di poter risalire a fatti o a episodi spesso remoti nel tempo e quindi di poter stabilire o determinare quali fatti hanno dato origine a quei nomignoli spesso ereditati.
Aniello Gentile condusse nel 1959 uno studio specifico in documenti medioevali dell’Italia meridionale e pur analizzando il tutto da glottologo, nell’introduzione fra l’altro rilevò: “ Un settore dell’Antroponomastica particolarmente interessante è senza dubbio quello dei soprannomi.
In essi infatti si esprime come una fonte inesauribile di creazioni lo spirito popolare, fissando, con intendimenti di varia natura e significato, qualità e difetti fisici e morali, circostanze e situazioni, atteggiamenti e tratti caratteristici con nomi trasparenti scaturiti da metafore affettive o caricaturali, o da storpiature significative di nomi propri.
Soprannomi che, sorti come contrassegno caratteristico di singole persone, sono poi molto spesso serviti, in un progressivo sbiadimento culminante nella perdita totale del loro colore semantico, a designare tutti i componenti del nucleo famigliare, di quelle persone, e a svolgere infine la funzione di cognomi veri e propri “.
Nella quotidianità di ogni centro urbano, soprattutto quello avente peculiarità agricole, accadono fatti ed episodi che spesso s’identificano negli individui, e che a noi possono apparire di scarsa rilevanza, che spesso danno origine a quei soprannomi che non solo indicano qualità fisiche o morali, ma atteggiamenti, modi di gestire, capacità di operare in un certo momento o in una determinata situazione, contribuendo in tal modo alla cultura popolare.
Difatti molti di essi hanno avuto origine da situazioni reali. Un fatto curioso o particolare viene subito rilevato, ricordato e trasmesso da un individuo all’altro, così da sembrare una storiella. Anche se spesso si osserva che i soprannomi che si possono catalogare fra quelli derivati da storie reali sono quelli meno venati di maldicenza, a differenza di quelli che vengono inseriti in altre categorie, specie quelli riguardanti il comportamento e la consuetudine, o quelli fisionomici; in realtà la collettività intende attraverso il soprannome richiamare un episodio allo scopo di individuare meglio il protagonista ed eventualmente i suoi discendenti.
Detto questo passiamo ad una peregrina ma succosa elencazione di soprannomi, che hanno i loro significati pregnanti e le loro rilevanti giustificazioni:
Vi è tutta una sequela di personaggi caratteristici di un’ epoca , di un periodo storico, di un luogo specifico, di un ambito familiare e così via: Fignuitte e Roberto Gattaceca, Mimmo la Iatta e ‘Ntonte Capa ‘e morte, Silverio Di Folca detto Cioccapelata, Antonio Ascani alias Bombolo, Antonio, il cui cognome mi sfugge ma che ricordo bene per il suo inconfondibile soprannome di “ Ciocca d’asene “; Glie Amute (Francesco Catenacci) ineguagliabile sul carro del fantoccio carnascialesco rappresentante il generale Championnet, cui muove ritmicamente le braccia.
Vi sono nuclei familiari che continuano ad essere soprannominati per tradizione o forse per abitudine, ma d’altra parte tutto questo serve anche a contraddistinguerli da altri consimili consanguinei: Gli Catalle, la famiglia Fratangeli, devota a S. Cataldo di Supino, ove andavano in pellegrinaggio: Gli Cantabene, la famiglia Vona, ove evidentemente v’era qualche rappresentante con doti spiccate per il canto e la melodia e così via. Ma ve ne sono tanti altri di cui forse si è persa anche la memoria interpretativa ed il significato etimologico, come gli Puzziglie, i Patacca e i Patacchino (alla Stazione), Tacchetta, Burgitte, Pezzechente, Cazzabbubbele. Altri ancora vanno sotto i soprannomi di Culacchione ( deretano spropositato ), Palle d’oro e Pizze musce ( dall’evidente significato non proprio allegorico!), Memmo la scigna, Lengua sozza e ‘Nfregnate (arrabbiato), Sciabulone, Sorechetta, Pile Rusce e Donna Fichetta in Stenneturo; Gaetano Ghere ghere, per il modo di parlare, di interloquire, quasi gorgogliasse quando rideva a garganella (a crepapelle).
E per finire in ordine alfabetico una catalogazione di personaggi e modi di dire:
Ammusciate (Musciarieglie), colui che parla poco e si muove con estrema lentezza;
Babbalotte, donna addetta alle pulizie e quindi abituata a togliere le ragnatele;
Bambacione, persona che si comporta scioccamente (in napoletano/Battilocchio e in fiorentino/Grullo);
Bicchierino, noto centauro frusinate spesso in antagonismo con l’altro centauro Archilletti;
Bracalone, persona che indossa pantaloni larghi e lenti;
Cacabbullette,individuo che ha un modo particolare di camminare a balzi e saltelli;
Cacciunieglie, ragazzo che va sempre in giro come un cane randagio;
Calimere,persona che il colorito della pelle piuttosto scuro;
Camèle, persona cretina, sciocca;
Campesantare, custode del cimitero;
Caravina, piccone, quindi manovale;
Cecaturde, cacciatore di tordi ed altra selvaggina;
Cipulletta,donna che porta i capelli raccolti sulla nuca “ a crocchia “;
Ciucchetta,persona che ha la testa piccola, ma indica chi è sventato, distratto;
icca e caccia (Metti e leva)/un tizio essendosi recato alla messa di Pasqua,rincasò piuttosto tardi e la moglie volle saperne il perchè; egli così rispose:”Ficca e caccia… ficca e caccia…” intendendo così dire che il Vescovo a forza di mettersi e levarsi la mitria, durante la cerimonia, aveva allungato i tempi del sacro rito;
Ntonte glie stagnare, noto personaggio frusinate che esercitava il mestiere di idraulico;
Pertecaglie,(Arancia) un individuo da ragazzo era basso e tarchiato; un giorno cadde di bicicletta e rotolò più volte su stesso; gli amici, ai quali non era sfuggito l’incidente, da allora lo chiamarono così, paragonandolo appunto ad un’arancia che rotola facilmente;
Petrosine, agente di P.S.,ironicamente definito come l’agente italo-americano;
Rafecane (Africano),persona incivile, sporca e crudele;
Ruduline,individuo che si muove in modo ridicolo, tanto da rassomigliare al mimo Ridolini;
Schizzetto,nome dato ad una ragazza piena di efelidi, piccola ma scattante e soprattutto simpatica;
Surgitte (Topolino), una persona aveva ammazzato un maiale molto piccolo, tanto che dopo pochi giorni la famiglia l’aveva già consumato; quindi era solito ripetere ai vicini di casa:” So’ accise ‘ne porche piccule accome a ‘ne surgitte”.
di Massimo Sergio