LE ORIGINI
Vittorio Giovardi, illustre studioso del ‘700 e fondatore della biblioteca Giovardiana nella sua Verularum Historia, così recita:
“Accingiamoci ora alla descrizione topografica di Frosinone. Questa città è situata su un colle ameno, dall’accesso non molto difficile. Le sue falde sono lambite dal fiume Cosa, il quale mescolandosi con le acque del fiume Sacco sbocca nel Liri...
Aveva un tempo una rocca assai fortificata: era circondata da ogni parte da mura, sebbene oggi in seguito alle sue distruzioni in nessun punto ne rimanga superstite neppure una parte, dal momento che gli edifici privati e il suburbio della stessa fungono da fortificazione.
Il suo clima è alquanto rigido e nebbioso, tuttavia gode della fertilità del suolo e della squisita soavità dei suoi frutti a tal punto che meritò di essere ricordata in un epigramma del celebre poeta del ‘500 Francesco Franchini di Cosenza vescovo di Populonia e Massa e amico di Alessandro Farnese:
“O Leucia, mi trattengono i colli ameni di Frosinone,
i campi ameni e le acque di Frosinone.
Né tu né Roma riuscite a smuovermi; ognuno si diletti di te,
mentre a me sia lecito godere della frescura di Frosinone”.
Frosinone si trova in una posizione strategica eccezionale, su una collina a forma di mammella, al centro della valle del Sacco, circondata da una bella chiostra di monti: la catena dei Lepini che prosegue con gli Aurunci a Sud, gli Ernici a Nord e i monti del sorano che degradano verso Sud fino al monte Cairo.
La sua posizione è stata la sua fortuna e la sua rovina ad un tempo. La sua fortuna perché sede dell’autorità della Delegazione e poi della Provincia, la sua rovina perché durante le varie invasioni avvicendatesi nel corso dei secoli è stata oggetto di saccheggi e di distruzioni.
Frosinone al centro della valle del Sacco è favorita anche da un nodo stradale di prim’ordine e precisamente dalla Casilina Nord, l’antiva via Latina che porta a Roma e la Casilina Sud che porta a Cassino e quindi a Napoli. C’è poi la via Marittima, trasformata in superstrada che porta al mar Tirreno e alla pianura Pontina. C’è quindi la strada Anticolana che porta a Fiuggi e successivamente a Subiaco. Subito dopo la Madonna della Neve si stacca un’altra strada, la Maria che porta a Sora in contemporanea con la recente superstrada e quindi in Abruzzo fino al mare Adriatico. Inoltre tutta la Provincia di Frosinone è attraversata dall’autostrada del Sole Roma-Napoli e dalla ferrovia Roma-Frosinone Cassino-Caserta. Ancora: tutta una serie di strade secondarie provinciali e comunali a raggiera partono da Frosinone unendo i vari comuni e centri minori della Provincia.
L’attuale città sorge sui resti di antichissimi insediamenti che si sono sovrapposti lungo il corsi dei secoli, come hanno dimostrato i reperti archeologici trovati durante recenti campagne di scavi. Inoltre dalla collina alta 290 metri ove sorge il centro storico, si ha la possibilità di ammirare un panorama stupendo con tutte le montagne che la circondano, a mezza costa delle quali giacciono le case bianche dei vari paesi come branchi di pecore pascenti.
Per quanto riguarda l’etimologia del nome Frosinone, gli studiosi più accreditati la fanno derivare dal termine volsco Frusna, che in seguito alla conquista della città da parte di Roma fu latinizzato in Frusino.
Nel corso del medioevo il nome della città e dei suoi abitanti sia latino che volgare subii ulteriori trasformazioni fino ad arrivare alla dizione attuale di Frosinone e frusinati. Nei vari sondaggi archeologici sono stati trovati resti significativi dell’età del ferro sia delle diverse zone del suo territorio che nell’ambito della città o nelle sue immediate vicinanze, come per esempio nella località Fontanelle in cui forse sorgeva un piccolo villaggio volsco, e nella dorsale del Belvedere per il quale c’è il progetto di un ascensore destinato ad unire la zona bassa della città con il centro storico. Pur essendo una città volsca diede la sua adesione alla lega Ernica che nel prosieguo di tempo si ribellò al predominio di Roma. Dopo la vittoria di Roma nel 306 sulle città ribelli anche Frosinone fu punita dai romani in modo drastico: la città fu ridotta a Prefettura, il suo territorio fu decurtato della metà e tutti i capi della rivolta furono pubblicamente decollati nel foro della città. Durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.) come narra lo storico Tito Livio, quando Annibale scorrazzava nella valle del Sacco fino ad arrivare quasi alle porte di Roma (Hanibal ad portas !) apportando morte, distruzione e saccheggi, anche il territorio di Frosinone fu devastato, ma la città assieme ad altre città erniche seppe resistere coragiosamente agli attacchi, alla ferocia e alla violenza spietata di Annibale. Tanto è vero che successivamente nel I sec. d.C. il poeta Silio Italico nel suo poeta epico Punica esaltò l’eroismo di Frosinone con l’appellativo di Bellàtor Frùsino, appellativo che in seguito fu inserito come motto nello stemma del Comune.
Tantissimi scrittori antichi ricordano la città di Frosinone non solo per i fatti storici, ma anche per le virtù dei suoi abitanti come per esempio Tito Livio, Cassio Dione, Silio Italico, Festo Pomponio, Floro, Giovenale, Cicerone ecc.Lo stesso Cicerone nel territorio di Frosinone possedeva un fondo o una villa come si può ricavare da una lettera inviata al suo amico Attico. Nonostante le traversie politiche e militari fu Prefettura e Municipio con tutti i diritti che la cittadinanza romana comportava.Furono innalzate le mura a difesa della città come qualche storico riferisce. Fu abbellita di edifici, monumenti e statue, che le guerre, lo scorrere dei tempi, l’incuria o l’insipienza degli uomini hanno mandato in rovina, anche se in questi ultimi decenni sono stati ritrovati numerosi reperti custoditi nei musei, per esempio la celebre statua di Marte che si trova a Roma.
A proposito del primitivo Cristianesimo non si hanno notizie precise. Si tramanda una presenza di San Pietro secondo la tradizione che avrebbe predicato la buona novella a Frosinone. Tuttavia questa è una tradizione che ci è dato di trovare anche in altre città limitrofe della Ciociaria per accreditare una discendenza apostolica.
Nel passato si è discettato da parte di alcuni studiosi di una antica diocesi frusinate ma come pura ipotesi di lavoro, non confortata da tradizione e soprattutto da documenti seri e probanti. Tuttavia oggi questo problema non si pone più, perché in seguito al ridimensionamento delle Diocesi è stata creata dalla Santa Sede la Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino per la quale de facto il vescovo risiede a Frosinone nel palazzo costruito lungo la via dei Monti Lepini.
Inoltre Frosinone, secondo il Liber Pontificalis ha dato i natali a due papi Ormisda e al figlio, caso unico nella storia, Silverio, il quale morì a Ponza eliminato dalle beghe di Belisario, di Vigilio e dell’imperatrice di Costantinopoli, ma di questo episodio si parlerà più avanti.
IL MEDIOEVO E IL RINASCIMENTO
Del periodo tardo-antico e dell’alto Medioevo non abbiamo documenti relativi alla nostra città come anche per altre città limitrofe a causa della lunga guerra gotica, come afferma la maggior parte degli studiosi, che ha prodotto devastazioni e saccheggi i quali comportano sempre la distruzione soprattutto di documenti. Comunque con la formazione dello stato ecclesiastico Frosinone è rimasta fedele a Roma.
Nel periodo medioevale presenta un castello con il titolo di città come si evince da alcuni documenti. Data la sua posizione strategica ha avuto sempre una funzione di controllo di tutto il sistema viario della valle del Sacco per la presenza di una rocca o castello. Per tale motivo molto frequenti sono state le guerre e le scaramucce con i signori della zona in particolare con i Colonna e in ispecie con i potenti signori i Conti da Ceccano. Ma in seguito al risveglio economico emersero nuovi ricchi, quindi nuovi centri di potere che si sostituirono ai “milites”i quali avevano governato la città. Tale forma di potere fu riconosciuta dalla Chiesa e approvata da Innocenzo III, precisamente nel 1207. Tuttavia i signori di Anagni tentarono continuamente di avere il controllo di Frosinone con guerre, devastazioni e saccheggi, ma i loro sforzi risultarono praticamente vani in seguito all’aiuto ricevuto dal papa. Quindi la rocca di Frosinone aveva funzione essenzialmente militare e il papato voleva naturalmente averne il controllo perché era la dimora del rettore della provincia di Campagna e Marittima. La rocca era fornita oltre che di una cinta muraria, di cui ancora è possibile notare qualche traccia, sebbene inglobata da altre case e costruzioni, due torri, una loggia e locali per la guarnigione, inoltre ambienti dove abitava il rettore della Provincia.
Alla fine del 1400 il villaggio di Selva dei Muli o Selva Molle fu unito al Comune di Frosinone con il piccolo castello circondato da mura, dal quale si poteva controllare tutto il sistema di rete stradale fino al fiume Sacco.
Successivamente dopo alcuni decenni il tutto fu venduto ai certosini i quali l’adibirono a grancia monastica. Nel 1400 l’umanista verolano Giovanni Antonio Sulpicio ricorda Frosinone in una sua elegia dal titolo “Campaniae fletus” con la quale invita la provincia tutta a piangere per la morte a Frosinone di un rettore. Un altro poeta moderno Libero De Libero loda Frosinone e la Ciociaria cogliendone alcune essenzialità in una lirica dal titolo “Ascolta la Ciociaria” che recita:
“Le tue fisarmoniche festaiole
e il tuo lungo grido che accende la stessa,
il saltarello che stringe le calze
pizzica gambe al girotondo,
sciogli la cinta e il fazzolettone,
è scaltro il ballo a Frosinone,
occhio per occhio, fai ruota e ventaglio
io il sonno mi bevo col vino del Piglio”.
L’anno precedente al sacco di Roma (1527) Frosinone e la rocca furono assediate dalle truppe spagnole, ma gli abitanti opposero una resistenza eroica; l’anno successivo invece le oldatesche francesi e fiorentine conquistarono Frosinone la cui popolazione fu contagiata dalla peste.In questa occasione la rocca fu quasi completamente distrutta e in seguito fatta ricostruire dal cardinale Cicada, secondo i criteri, i canoni e la moda del 1500.
Verso la fine del 1500 vi fu una specie di organizzazione dello Stato con nuove funzioni da parte dei governatori o rettori della Provincia. Fu istituito il comando della polizia con un tribunale al posto delle corti dei signori, quindi le competenze del rettore aumentarono notevolmente con una lotta spietata sotto Sisto V contro le prime associazioni di briganti i quali un volta catturati venivano impiccati senza tanti complimenti. Fu questa la prima esperienza contro i briganti nel corso dei secoli; nel periodo napoleonico fino al 1825 si ha la seconda fase e dopo l’unità d’Italia, con la questione meridionale si ha la terza fase del brigantaggio.
IL SEICENTO E IL SETTECENTO
In seguito all’emigrazione di popolazioni tra il ‘600 e l’‘800 si verifica un incremento demografico notevole dovuto ad una serie di motivi.
Per alcuni periodi il prefetto o governatore della Provincia è stato più o meno itinerante con la sua presenza ad Anagni, Ferentino, Veroli, Velletri, Priverno, come già è stato osservato, ma ad un certo punto si stabilisce definitivamente sulla rocca di Frosinone circondato da una burocrazia stabile e creando tutta una serie di interessi che spingevano molte famiglie a stabilirsi nel capoluogo. Infatti si registra a Frosinone un progressivo incremento della popolazione con 2000 anime a metà del ‘600, verso la metà del ‘700 si hanno circa 4500 abitanti per arrivare a 6000 agli inizi dell’‘800 e quindi a 10000 alla fine ‘800. Inoltre ci fu un maggiore sfruttamento delle risorse della valle del Sacco non solo con il disboscamento, ma anche con la costruzione di una serie di mulini lungo il fiume Cosa e il fiume Sacco. Notevole alla fine del ‘700 e agli inizi dell’‘800 la gestione dei mulini da parte della famiglia Renna emigrata dalle Puglie a Frosinone agli inizi del ‘700.
Nel corso del ‘700 c’è da ricordare anche l’incremento edilizio con la costruzione di case fin quasi alle falde della collina, del ponte nuovo sul Cosa e della fontana monumentale che aspetta invano di essere risarcita e riportata all’antico splendore. Tutto questo si deve alla crescita anche della classe sociale media impegnata nel commercio e nella burocrazia del governo pontificio della Provincia.
A cavaliere del ‘600 e ‘700 si registra anche una vivace attività culturale nell’ambito dell’Arcadia con vari personaggi tra i quali sono degni di memoria Giovan Battista Grappelli con il nome arcade di Melanto Arateo o Argeateo e il sacerdote Antonio Batta (Eufenio Euritidio), il quale compose un poemetto dal titolo “Capitoli giocosi” nel quale tracciando a grandi linee la storia della città ci offre precise informazioni sugli usi, costumi e abitudini dei suoi abitanti. Ci parla ancora della vicenda dei due papi Ormisda e Silverio e di altri personaggi frusinati e poi dell’incremento edilizio che si verifica a Frosinone nel corso del ‘700 lungo i fianchi delle due colline.Sorsero anche in questo periodo nuove chiese o per lo meno furono ricostruite secondo la moda e lo stile dei tempi: la chiesa dell’Annunziata, di San Benedetto (parrocchia fin dal 1250), Santa Lucia che sorgeva ove c’è adesso la Banca d’Italia fu spostata nel 1840 nel sito attuale. Il vescovo di Veroli Filonardi destinò questa chiesa a sepoltura dei carcerati, Santa Maria con oltre 9 chiese affiliate e 11 cappelle di ius patronato.
Degno di nota fu l’atteggiamento della popolazione frusinate durante l’occupazione francese e la Repubblica Romana. La popolazione si ribellò ai soprusi delle truppe francesi, per questo motivo la città messa a ferro e fuoco fu saccheggiata, tuttavia due personaggi frusinati aderirono alla Repubblica Romana, Giuseppe De Matthaeis e Luigi Angeloni che divennero Tribuni della Repubblica. In seguito quest’ultimo andò in esilio in Francia, poi in Inghilterra e scrisse molte opere di carattere storico-letterario-politico tra le quali il trattatello: “Sopra l’ordinamento che aver dovrebbono i governi d’Italia”. Tale operetta fu inviata nel 1814 alle potenze vincitrici di Napoleone riunite al congresso di Vienna. In questo scritto per la prima volta si propone il federalismo per risolvere la questione italiana. Durante il suo esilio a Parigi aiutò il Canova a recuperare le opere d’arte sottratte da Napolieone all’Italia, ma coerente con il suo stile di vita e col suo pensiero rifiutò una pensione che il papa Pio VII voleva generosamente offrirgli.
Alla fine del ‘700 e agli inizi dell’‘800 a Frosinone sono presenti una loggia massonica e una vendita carbonara. Nei moti del 1820-21 anche a Frosinone ci fu il tentativo di una sollevazione, organizzata dalla Carboneria per ottenere la costituzione, tentativo fallito sul nascere. Aderirono alle due sette gli impiegati laici della Delegazione e moltissimi esponenti degli artigiani e dei commercianti tra i quali si distinsero Clemente Capitani e Nicola Ricciotti con due suoi fratelli, il quale morì fucilato nel vallone di Rovito nel 1844 con i fratelli Bandiera.
L'OTTOCENTO, IL NOVECENTO E GLI INIZI DEL TERZO MILLENNIO
Dopo l’esperienza rivoluzionaria francese e il regime napoleonico ci fu la restaurazione del governo pontificio ad opera di Pio VII e del suo intelligente Segretario di Stato, card. Consalvi, si cercò di modernizzare lo Stato con la soppressione dei privilegi feudali in armonia con le riforme napoleoniche. Anche a Frosinone fu ristabilita la Delegazione Apostolica con il potenziamento degli uffici e con l’assunzione di nuovi impiegati e funzionari. In questa nuova realtà il Delegato apostolico o Prefetto aveva veramente il controllo di tutta la Provincia, detta di Campagna e Marittima. Solo che il restaurato regime pontificio aveva ereditato nella nostra Provincia dal regime napoleonico il brigantaggio. Questo costituì una piaga capace di tormentare per anni le autorità della provincia fino al 1825. Fu estirpato ad opera dell’azione risolutiva di alcuni Delegati Apostolici, in particolare per merito di mons. Benvenuti, il quale nella sua azione repressiva agì su due direttive: repressione e istruzione con la formazione delle coscienze. Per tale motivo furono incrementate le scuole, le truppe militari e le forze di polizia per la repressione. Pertanto ci fu anche un incremento demografico e edilizio con la crescita delle attività artigianali e locali.
Nel 1826 fu ristrutturata la rocca o palazzo della Delegazione; l’architetto S. Mazzarini presentò il progetto, ma questo fu realizzato dall’architetto A. Sarti di Modena, che conservò il portone principale d’ingresso e la facciata sul disegno di Michelangelo e mantenne tutto il carattere di fortezza che si innalza sull’antica rocca. Nonostante questi miglioramenti la città si presentava pur sempre come un grosso paesotto di Provincia.
L’Ottocento frusinate fu caratterizzato anche da una certa vivacità culturale e di studio oltre che di ricerche per conoscere la propria storia.E’ il caso di ricordare il De Matthaeis che scrisse per primo la storia di Frosinone, Pietro Pellissieri che sulla scia del Batta scrisse un poemetto in esametri su Frosinone dal titolo De Frusinonis antiquitate, assai utile per la raccolta delle fonti classiche e medioevali.
Come non ricordare anche i fratelli Maccari che furono i poeti classicisti più significativi della cosiddetta “Scuola Romana”, la cui poesia oggi è stata rivalutata dal Sapegno, dal Flora e da altri, dopo lo stroncamento fattone dal Croce.
Frosinone nell’Ottocento ha dato il suo contributo di opere e di sangue da parte di alcuni suoi figli. A parte l’attività del De Matthaeis e di Angeloni durante la Repubblica Romana, vari frusinati furono eletti deputati nel 1849 alla costituente come Carlo Kambo, Luigi Marcocci e Gian Pietro Guglielmi, oltre al Diamanti che da verolano di nascita divenne frusinate di adozione. Inoltre nel 1848 Diamanti e Guglielmi formarono il battaglione “Campano” per andare a combattere contro l’Austria a Montagnola e a Bologna. Anche se la maggior parte della popolazione, appartenente alle classi sociali più modeste rimase fedele al papa, come dimostrarono le manifestazioni organizzate per il ritorno del papa dell’esilio a Gaeta nel 1849. Così pure in occasione del viaggio di Pio IX in Ciociaria nel 1863 con il treno, furono fatti solenni festeggiamenti, che si conclusero con la benedizione del papa dal balcone della Prefettura immortalata da una foto d’epoca. Durante questa visita il papa promise un finanziamento straordinario per la costruzione di un acquedotto destinato a portare acqua corrente in città per mezzo di una pompa idraulica, acquedotto portato a termine e inaugurato nel 1869, l’anno prima del Concilio Vaticano come recita una lapide che ricorda il fatto.Purtroppo i sentimenti filo-papali dei frusinati spinsero alcuni ad appoggiare anche apertamente gli anti-unitari e i briganti post-unitari.
Il 20 settembre 1870 ci fu la breccia di Porta Pia, tre giorni prima il 17 settembre, Frosinone fu annessa al Regno d’Italia. Fu mandato a Frosinone il sottoprefetto e commissario Rinaldo Alfieri, successivamente il 15 ottobre fu eretta la Provincia di Roma con le sottoprefetture di Civitavecchia, Viterbo, Velletri e Frosinone.
Nel 1873 morì a Frosinone Urbano Rattazzi, presidente del consiglio dei ministri. In questa occasione Frosinone divenne per alcuni giorni, per così dire, la capitale d’Italia.
In questo periodo ci fu non solo in Italia, ma anche a Frosinone un forte fervore innovativo nel campo edilizio con lo stile umbertino e uno sforzo politico-amministrativo per entrare in sintonia con la nuova realtà politica cioè le istituzione e l’ordinamento piemontese. Ma il vero rinnovamento edilizio con la costruzione di edifici pubblici e privati, impreziositi da una certa grazia e pretese architettoniche, si ebbe dopo l’unità d’Italia con la presa di Roma nel 1870.
Tutta questa effervescenza edilizia e vivacità socio-culturale è dovuta anche all’impulso del sindaco Domenico Diamanti, primo sindaco nel 1871, dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia. Uomo di esperienza rivoluzionaria era stato deputato eletto nel collegio di Frosinone alla costituente del 1849. Diventato sindaco dopo un lungo esilio ad Efeso e ad Alessandria d’Egitto, in tre anni riuscì a trasformare la città con la costruzione del cimitero, di nuove strade, con l’erezione di edifici scolastici, con l’istituzione di asili e di una scuola tecnica. Tutta la sua amministrazione fu caratterizzata da un’apertura sociale inimmaginabile per l’epoca. Sorsero anche partiti politici filo-monarchici e filo-repubblicani, mazziniani e garibaldini con una vivacissima lotta politica alimentata da una stampa locale, una parte della quale aveva sposato particolari istanze sociali.
Nel 1910 ci fu la traslazione delle ossa di Ricciotti dal vallone di Rovito a Frosinone con l’inaugurazione del monumento allo stesso e ai martiri ciociari della controriforma e del Risorgimento. Il monumento fu realizzato dall’artista di Morolo Ernesto Biondi, con il cospicuo contributo di 5.000 lire di Emilio Diamanti il quale non poté assistere alla cerimonia di inaugurazione per la sua improvvisa morte ad Alessandria d’Egitto l’anno precedente.
Anche durante la prima guerra mondiale Frosinone diede il suo contributo.La città aveva sempre la sua importanza come sottoprefettura, poiché era sede del sottoprefetto e del distretto militare. Inoltre era servita da due linee ferroviarie, la Roma-Frosinone-Cassino-Caserta e la cosiddetta “Vicinale” cioè il trenino che univa Frosinone-Alatri-Fiuggi-Palestrina-Roma. La città che contava circa 12.000 anime, aveva la maggior parte dei suoi abitanti disseminati per la campagna in frazioni, in piccoli villaggi, o case sparse, dediti all’agricoltura e a tutte quelle attività connesse con l’agricoltura. Una parte più esigua di abitanti risiedeva nel centro storico nei vari quartieri di Sant’Antonio, Santa Maria, Annunziata, piazza Garibaldi e Sant’Elisabetta, impiegati nei vari uffici della sottoprefettura, del Comune e delle altre amministrazioni. C’era anche un’apprezzabile attività artigianale con fabbri, calderari, calzolai, falegnami ecc. e commerciale. Più modesta invece era l’attività industriale con la presenza di molini lungo il corso dei fiumi Cosa e Sacco, pastifici, tipografia ecc. Notevole e benemerita fu la tipografia Renna-Stracca per molti decenni.
Al centro di Frosinone proprio nei pressi di piazza Garibaldi si svolgeva ogni giovedì un mercato settimanale, al quale partecipava la gente dei paesi limitrofi. Ma il cuore di Frosinone era pur sempre la piazza della Libertà, delimitata dal palazzo della sottoprefettura, da quello del Comune, attualmente edificio delle poste e dalla chiesa di San Benedetto.
Dal 1871 al 1926 Frosinone fu sottoprefettura, ma il 6 dicembre 1926 durante il ventennio fascista in seguito alla riorganizzazione dello Stato intrapresa dal governo dell’epoca Frosinone fu elevata nuovamente a Capoluogo di Provincia accorpando numerosi comuni della Provincia di Roma e di Caserta, riunendo quindi popolazioni del frusinate del sorano e del cassinate, che formavano la Ciociaria storica caratterizzata nel passato dal comune calzare: la ciocia.
Improvvisamente si passò da una realtà più circoscritta ad una realtà socio-economico-politica molto più ampia, di conseguenza, giunsero a Frosinone impiegati e funzionari dalle province di Roma e Caserta con nuovi uffici e nuovi pubblici servizi sia scolastici che sanitari. Furono costruiti nuovi edifici scolastici per le elementari (Tiravanti) su disegno dell’ingegnere Vivoli, per il Liceo classico (Turriziani), la Camera di Commercio e la sede dell’amministrazione provinciale su progetto dell’ingegner Giovanni Iacobucci.
Nella seconda guerra mondiale durante il fronte di Cassino (settembre 1943-giugno 1944) tutto il centro storico subì danni ingentissimi trasformando in un cumulo di rovine la cattedrale con gli edifici viciniori, la Banca d’Italia, il palazzo della Prefettura e dell’amministrazione provinciale ecc. con massicci bombardamenti notturni e diurni. Ce ne furono più di cinquanta per cui tutta la popolazione fu costretta a rifugiarsi nei paesi vicini che offrivano maggior sicurezza sia pure relativa. Anche tutti gli uffici pubblici furono trasferiti a Fiuggi.
Successivamente si ebbe il fervore della ricostruzione nel nuovo clima politico, ricostruzione lenta, ma decisa con tutti i problemi di carattere socio-economico-assistenziale. Marzi fu il sindaco della liberazione e della ricostruzione, il quale si distinse nel soccorrere la popolazione materialmente e moralmente.
Pian piano ritornarono anche gli uffici governativi con la ricostruzione degli edifici pubblici: la Prefettura, la Banca d’Italia, le poste, il tribunale, gli uffici finanziari. Nel ventennio post-bellico ci fu veramente un fervore fortissimo di opere e d’intenti. Furono costruite nuove strade e nuovi quartieri soprattutto nella zona bassa della città, aumentarono anche gli impiegati che provenivano soprattutto dalle zone periferiche della Provincia. Pertanto ne conseguì un forte sviluppo urbano e commerciale, anche se talvolta in modo disordinato e quasi sempre senza una precisa programmazione.
Nel corso degli anni ’50 furono istituite nuove scuole. Fino ai primi decenni del 1900 a Frosionone c’erano le scuole elementari, l’avviamento e il biennio della scuola tecnica. Per proseguire negli studi si andava nelle città vicine come Veroli, Alatri, Anagni, Arpino oppure a Roma. Nel 1930 cominciò a funzionare il liceo classico”Turriziani” con i cinque anni del ginnasio e tre del liceo. Nel corso degli anni ’50 furono istituiti l’istituto magistrale “Maccari”, liceo scientifico “Severi”, gli istituti per ragionieri e geometri, le scuole professionali e il liceo artistico ecc. Naturalmente tali istituzioni comportavano un afflusso notevole di personale della scuola.
Ma fu la costruzione dell’autostrada del Sole, la quale attraversa tutta la Provincia, che diede un notevole ulteriore impulso a Frosinone. Il grattacielo Zeppieri costruito agli inizi degli anni ’60 testimonia la volontà tenace di crescita della città. Nel prosieguo di tempo ci fu poi la costruzione della Direttissima che agevolò il traffico tra la parte bassa della città e quella alta.
Nel corso degli anno Sessanta-Settanta con la costruzione dell’Asse Attrezzato la valle del Sacco divenne zona industriale. La scuola ne ricevette un ulteriore impulso con l’istituzione del conservatorio musicale dedicato a “Licinio Refice” e dell’accademia delle Belle Arti. Altri uffici furono aperti in seguito al decentramento regionale-statale.
Nello stesso campo religioso ci furono novità. Oltre alla trasformazione dell’antica Diocesi di Veroli in Diocesi prima di Veroli-Frosinone, nel corso degli anni ’80 in seguito alla riforma delle Diocesi in Italia fu istituita con decreto della Santa Sede la nuova Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino (30-9-1986) con la sede nel nuovo palazzo vescovile in via dei Monti Lepini e con la formazione nella nostra città di nuove parrocchie nella parte bassa di Frosinone: Sacro Cuore, San Paolo, Santa Maria Goretti per i nuovi quartieri che si sono formati. Attualmente è in corso di costruzione un ascensore, opera felicissima, destinata a collegare la parte bassa della città al centro storico con ulteriore diminuzione del traffico.
Umberto Caperna